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Spaventa: graduatoria dei creditori in caso di default delle banche. Amato: ridurre la leva finanziaria

di Alessandro Galimberti

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27 settembre 2009

Dal nostro inviato a Piacenza.
Basteranno regole nuove per evitare un'altra ubriacatura dei mercati finanziari, come quella deflagrata nel 2008 dopo dieci anni di incubazione? E ammesso di sì, che tipo di regole? Serve più dirigismo o ancora più mercato per prevenire un altro crac di sistema così grave e profondo? Giuristi ed economisti, a confronto nella giornata conclusiva del Festival del diritto di Piacenza, si pizzicano e rimpallano reciprocamente con eleganza responsabilità, ma alla fine concordano sull'urgenza di creare nuovi anticorpi a un sistema che, ancora una volta nella storia, si è dimostrato imperfetto. Perché, come ha ricordato l'economista Luigi Spaventa citando Keynes, "il capitalismo è instabile" e "le regole attuali non sono bastate" per garantirne stabilità e, in definitiva, affidabilità.

Già, ma quali regole? Come si può responsabilizzare una banca se questa sa che non potrà comunque fallire? Per esempio stabilendo a priori una gerarchia dei creditori, perché si possa liquidare un istituto senza effetto domino. Ma ancora, è sufficiente regolare il sistema-banche se poi gli attori sul mercato sono molti di più? Secondo Spaventa bisogna determinare una perimetrazione concettuale, e subito dopo una perimetrazione geografica: se la finanza globale ha fatto quello che ha voluto è perché è mancato un contrappeso istituzionale sovranazionale.
Sulle responsabilizzazione delle banche ha insistito anche l'ex ministro e premier Giuliano Amato, che ha rilanciato la proposta dell'Economist del "testamento biologico" per gli istituti di credito "che si impegnano a rifiutare l'alimentazione forzata in caso di default"; sempre che – ha aggiunto sarcastico Amato – "Buttiglione non sollevi problemi". Ma l'ex ministro si è spinto un po' più in là nella polemica, chiedendo agli economisti: "Chi ha avallato per anni una prassi operativa che ribaltava tutte le dottrine finanziarie precedenti? Stabilendo che il valore economico coincide sempre con il valore di mercato? Che il Roe delle banche poteva, anzi doveva arrivare a 14, quando il ragioniere della piccola banca faticava a raggiungere il 3 e si sentiva dare dell'incapace?" La soluzione, per Amato, sta in regole di capitalizzazione più alta e, non meno importante, nella trasparenza delle cartolarizzazioni ("basta pacchi dal valore illeggibile per i risparmiatori").

Per Marco Onado il fatto che la circolazione di prodotti finanziari è 14 volte superiore al Pil mondiale dimostra la "vittoria ideologica del mito del mercato" ma insegna anche un dato politico: gli Usa, ma pure la Gran Bretagna, sono cresciuti in questi anni molto più delle loro possibilità, e ciò spiega anche la mancata soluzione di continuità tra le amministrazioni repubblicane e poi democratiche da una parte, e del periodo Blair rispetto all'era Thatcher dall'altra. Cambieranno ora i rapporti di potere? Onado, per esemplificare il semestre attuale – in cui le banche sono tornate a mietere gli stessi utili di prima facendo le stesse operazioni, scrive il Financial Times – ha citato Woody Allen: "Chi comanda in casa? La mamma prende tutte le decisioni, ma io ho il telecomando".

27 settembre 2009
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